L'8 gennaio abbiamo pubblicato le previsioni 2021
intitolate
"Esuberanza"
Prospettive 2021.pdf Size : 162.688 Kb Type : pdf |
|
Esuberanza
Previsioni
per il 2021 e scenario per i mercati finanziari
Premessa
– il valore della previsione
All'inizio
del nuovo anno tutte le istituzioni finanziarie pubblicano le loro
previsioni. Anche noi per anni ci siamo dedicati a questo esercizio.
Mano a mano sono aumentati lo scetticismo e l'autocritica – spesso
avvenimenti imprevisti sono venuti a rivoluzionare i nostri scenari.
Talvolta abbiamo indovinato – non sappiamo se é stato un caso o un
colpo di fortuna. Nel 2020 abbiamo previsto correttamente e contro
l'opinione della maggior parte degli analisti un apprezzamento
dell'EUR sul USD (target a 1.18 contro gli effettivi 1.2215) –
abbiamo basato però questa stima su dei movimenti legati ai tassi
d'interesse che non si sono verificati. Di conseguenza evitiamo di
assumerci il merito di avere previsto correttamente lo sviluppo dei
cambi. Secondo noi le borse avrebbero marciato sul posto e l'S&P500
doveva terminare il 2020 a 3200 punti – in effetti é salito a 3756
punti. Abbiamo giustamente intuito che se ci fosse stato un problema
gli Stati e le Banche Centrali sarebbero intervenute a sostegno dei
mercati – nessuno si era però immaginato che potesse esserci una
pandemia, un crash a marzo e un successivo straordinario rialzo
provocato dalla liquidità e dall'ottimismo.
In fondo fare
delle previsioni é un esercizio contro produttivo. Prima di tutto
non sono che dei tentativi di indovinare il futuro. Lo pensiamo
veramente – l'analisi fondamentale fornisce dei parametri di
riferimento – l'analisi tecnica é precisa sul corto termine ma
entra sempre di più nel campo del calcolo delle probabilità mano a
mano che il periodo preso in considerazione si allunga. Non c'é una
scienza valida per stimare con precisione lo sviluppo dei prezzi
delle azioni, dei tassi d'interesse, dell'inflazione, dei redditi
delle obbligazioni, il valore dell'oro o del bitcoin o qualsiasi
altra cosa tra 12 mesi.
Diciamo la verità – quanti analisti
avevano previsto nel loro scenario per il 2020 una pandemia mondiale
con un milione di decessi, un crash delle borse del 30-40% e
contemporaneamente la straordinaria performance dei big della
tecnologia e un rialzo del +16% dell'S&P500 a 3760 punti?
Nessuno.
Il futuro é sconosciuto e imprevedibile. Non diamo la
colpa al Covid 19. Guerre, pandemie, disastri naturali o altri rischi
sono una realtà – non un evento casuale e raro. Degli avvenimenti
imprevisti si verificano con regolarità. Per questo chi si cimenta a
fare previsioni che coprono uno spazio temporale relativamente lungo
ha poche probabilità di indovinare – l'errore non é nella qualità
delle previsioni ma nel pensare di avere una concreta possibilità di
prevedere tutto con precisione – anche l'imponderabile.
Il
problema nel fare delle previsioni é che queste tendono a
influenzare il comportamento degli investitori che spesso gestiscono
il loro portafoglio per cercare di confermare le loro aspettative.
Credere nelle proprie previsioni impedisce di agire con
flessibilità e senza pregiudizi. Spesso l'errore é di insistere nel
seguire delle previsioni anche quando il mercato si muove
diversamente di come ci si aspettava. D'altra parte chi investe lo
deve fare sulla base di determinate premesse – si devono fare delle
riflessioni riguardanti il futuro. Se si compra un'azione é perché
si pensa che debba aumentare di valore nel tempo – é però
sbagliato pensare di poter fissare un target a 12 mesi e credere di
avere ragione. Il mercato va seguito e non pilotato.
Insomma –
le previsioni pubblicate all'inizio dell'anno e valide per i prossimi
12 mesi sono sopratutto uno strumento di marketing e non una solida
base sui cui prendere delle decisioni d'investimento. Servono a chi
le legge per capire la metodica e la filosofia d'investimento di chi
le ha scritte.
Vi
stupite perché spesso le previsioni delle grandi banche e delle
società d'investimento sono tutte uguali? Per ridurre il rischio di
errori la maggior parte degli oracoli partono dai valori attuali e
fanno semplicemente delle estrapolazioni basate sul passato. Poiché
in generale l'economia cresce e il valore delle azioni sale tutti
predicono che gli indici azionari durante l'anno devono salire di un
5%-8% e fissano i loro obiettivi intorno a questi valori.
Le
previsioni non sono importanti – quello che bisogna considerare
sono i ragionamenti che stanno dietro la previsione – questi
scenari di massima devono essere regolarmente rivisti e adattati a
seconda dell'imprevedibile sviluppo della situazione.
Noi
abbiamo solo una visione sicura riguardante il 2021. Saremo tutti
annoiati e depressi dal lock down e dal distanziamento sociale.
Saremo stufi di lavorare da casa e trascorrere giornate grigie e
noiose tutte uguali una all'altra. La stanchezza e la fatica
provocate dalla pandemia non sono uno scherzo – sono reali,
pericolose e frustranti. Per fortuna c'é della luce alla fine del
tunnel grazie all'avvento dei vaccini. Speriamo solo che una parte
consistente della popolazione accetti di farsi vaccinare. Con un po
di fortuna e collaborazione da parte di tutti dovremmo tornare alla
normalità entro l'estate del 2021.
Lo
scenario di base
Mai
come oggi, l’anno che sta arrivando appare ricco di ottimistiche
promesse legate alla fine della pandemia. A giudizio pressoché
plebiscitario la reazione dei Governi e delle Banche Centrali
dovrebbe dare una forte spinta all’economia reale e ai mercati
finanziari malgrado che questi ultimi si trovino già a quotazioni
molto elevate. Le borse nel 2020 sono riuscite ad evitare il collasso
grazie all’azione delle Banche Centrali che con le loro operazioni
di acquisto di obbligazioni (QE) sono ormai diventate delle macchine
che stampano denaro dal nulla per agevolare direttamente e
indirettamente il collocamento di imponenti quantità di debito,
pubblico e privato. Sembra evidente che l'obiettivo principale delle
Banche Centrali non é quello di stimolare l'economia ma di evitare
il collasso delle finanze pubbliche di molti paesi che hanno ormai un
rapporto debito / PIL notevolmente superiore al 100%. In questo folto
gruppo si trovano anche gli Stati Uniti e l'Italia.
Per questa
ragione per decenni non sarà possibile alzare i tassi d'interesse di
mercato sui titoli di Stato. Ciò non significa che non ci sarà
inflazione – solo che i tassi d'interesse reali sono destinati a
restare per un lungo periodo di tempo negativi. Questa non una
previsione ma una certezza – l'alternativa é solo il caos per lo
meno sui mercati finanziari.
Il
2020 è stato l’anno in cui il debito globale è letteralmente
esploso
partendo peraltro da livelli già storicamente elevati. Durante ogni
crisi la risposta dei governanti é sempre la stessa. Immettere
liquidità sui mercati , abbassare i tassi d'interesse, usare gli
ammortizzatori sociali per evitare fallimenti e disoccupazione. Le
Banche Centrali sono da molto tempo condannate a tenere bassi i tassi
d'interesse per evitare un distruttivo panico sui mercati. Il circolo
vizioso si autoalimenta.
La previsione di consenso da parte delle maggiori banche e istituzioni finanziarie internazionali è che il 2021 vedrà le Banche Centrali impegnate a sopprimere i rendimenti, tenendoli bassi per agevolare la ripresa e il riassorbimento del debito. L'obiettivo é di raggiungere una moderata ripresa dell’inflazione che in presenza di rendimenti nominali tenuti stabili, produrrebbe tassi reali in diminuzione, spingendoli in campo ancor più negativo. Ciò alimenterebbe quindi gli investimenti ma anche i consumi – tutto questo dovrebbe avere l'effetto finale e positivo di ridurre gradualmente il debito.
Tutto
molto lineare ma questo è lo scenario che riappare regolarmente da
anni e che non si concretizza mai visto che nuove crisi o eventi
inattesi si susseguono con regolarità.
Cosa potrebbe andare
storto quest'anno?
Ad esempio, la pandemia potrebbe non scomparire rapidamente causando
la necessità di nuove emissioni di debito “di sussistenza”. Ma
il rischio maggiore è che la domanda repressa durante il lock down
del 2020 si liberi con violenza causando pressioni inflazionistiche
incontrollabili e ben al di sopra di quanto auspicato dalle Banche
Centrali.
L’inflazione è puro veleno per i creditori e sollievo per i debitori insegnano i libri di testo. Mediante essa il valore reale del debito si riduce. In pratica una sorta di default silenzioso che consente all’economia di tornare all’equilibrio. Il problema è che oggi il debito in circolazione è su livelli molto elevati e che i mercati finanziari hanno una reattività senza precedenti. La liquidità in circolazione e il debito sono talmente grandi da minacciare l'azione e l’autonomia delle Banche Centrali.
Che accadrebbe in presenza di pressioni inflazionistiche anche moderate se tutti gli investitori in obbligazioni cercassero di vendere? La risposta é semplice - una fuga disordinata verso l’uscita che travolgerebbe l’ordine e l’equilibrio monetario e finanziario globale. In tale scenario le Banche Centrali sarebbero costrette a intervenire nuovamente per evitare fallimenti a catena, privati e pubblici. E sarebbero costrette a farlo acquistando tutto il debito messo in vendita sui mercati. L’alternativa sarebbe semplicemente il panico e il violento aumento dei costi di finanziamento per governi e privati. Dubitiamo che questo sia fattibile.
I mercati finanziari si trovano quindi in una situazione di instabile equilibrio con poco margine di manovra. L’aumento delle aspettative inflazionistiche deve essere lieve quanto basta per non indurre i creditori a sbarazzarsi del debito con vendite incontrollate. Ciò è tanto più vero in quanto oggi i titoli obbligazionari hanno perso la loro funzione di diversificazione dei portafogli in caso di ribassi dei corsi azionari. I rendimenti nulli o negativi hanno reso superflue o indesiderate le obbligazioni come veicolo d'investimento e eliminato la loro funzione di riferimento – semplicemente il denaro non ha più prezzo e questo falsa la maggior parte delle decisioni d'investimento.
C'é poi il problema supplementare della gestione dello straordinario stock aggiuntivo di debito privato emesso, spesso con garanzia pubblica, al solo scopo di sostituire fatturati evaporati causa pandemia. Le grandi imprese globali potranno gestire questo debito aggiuntivo, che in alcuni casi giace come liquidità nei bilanci e che potrà quindi essere rimborsato in modo quasi indolore. A patto di non indulgere nella solita ingegneria finanziaria del riacquisto di azioni proprie che tende a distruggere valore anziché crearne.
Per
le piccole medie imprese (PMI), che sono la stragrande maggioranza,
occorreranno interventi di ristrutturazione del debito
o ulteriori sostegni finanziari per
evitare che il suo onere distrugga anche gestioni industriali sane.
Ancora una volta a regolatori e banche sarà chiesta una notevole
capacità analitica per separare le aziende sane e meritevoli di
sopravvivere ad una crisi passeggera da quelle destinate a fallire
anche senza la pandemia. Una stretta alle condizioni di erogazione
del credito allo scopo di creare munizioni per reggere lo tsunami di
insolvenze potrebbe essere fatale alle economie.
Il 2021 segnerà
forse un ritorno alla normalità per quel che riguarda la nostra vita
ma sicuramente questo non sarà il caso per i mercati finanziari. I
problemi segnalati nelle previsioni degli scorsi anni e legati alla
massa eccessiva di debiti e all'aumento sproporzionato della somma di
bilancio delle Banche Centrali si sono nel 2020 solamente ingigantiti
assumendo dimensioni mostruose e minacciose. Vi invitiamo
espressamente a rileggere almeno le nostre previsioni 2020 che per
quel che riguarda l'analisi macroeconomica rimangono di estrema
attualità.
Rivediamo
ora con un occhio critico le previsioni 2020
– sappiamo che la pandemia ha sconvolto tutti gli scenari economici
e finanziari ma é ugualmente interessante paragonare quello che ci
eravamo immaginati con quello che é successo effettivamente.
Come
premessa indichiamo alcuni valori di riferimento che mostrano come si
sono sviluppate le borse, i cambi e i prezzi delle più importanti
materie prime – tutto quello che normalmente é oggetto delle
nostre previsioni.
Le performance annuali
(2020
– in moneta locale) degli indici azionari sono state le
seguenti:
Eurostoxx50 -4.72% a 3571.59 punti
SX7E -23.26% a
74.21 punti
DAX +3.54% a 13718 punti
SMI +0.82% a 10703
punti
FTSE MIB -5.41% a 22233 punti
S&P500 +16.16% a
3756.07 punti
Nasdaq100 +47.58% a 12888 punti
Nikkei +16.01%
Shanghai +12.57%
Sui cambi abbiamo
avuto le seguenti variazioni:
EUR/USD a 1.2215 +8.89%
EUR/CHF a
1.0815 -0.40%
Il prezzo dell'oro é salito a causa della crisi
– quello del petrolio é sceso per la recessione:
Oro a 1898
USD/oncia - 1554 EUR/oncia
Petrolio (WTI) a 48.52
USD/barile
Infine i tassi d'interesse sono ulteriormente scesi
a causa degli interventi delle Banche Centrali:
Reddito USTBond
decennale (USD) a 0.93%
Reddito Bund decennale (EUR) a
-0.572%
Questa era la previsione riguardante le Borse
Passiamo
ora alla nostra previsione per i mercati azionari. Concordiamo con le
stime degli utili per le società dell'S&P500 formulate dalle
maggiori istituzioni finanziarie mondiali. 174 USD riflettono
correttamente la redditività delle imprese e lo sviluppo economico.
Questo dato significa che gli earnings nel 2020 saranno uguali o in
leggero calo rispetto al 2019. Il mercato azionario americano é
valutato sulla base di un P/E di 19 (3300 / 174). Secondo questi
valori la borsa americana é cara – secondo altre stime (Shiller
P/E a 31)
questo valore é ancora superiore e in questo caso la borsa é
oscenamente cara. Molti analisti concordano nell'affermare che nei
prossimi 10 anni sulla base dei dati storici il guadagno totale di un
investimento effettuato ora sull'S&P500 dovrebbe essere del 0% o
inferiore.
Politici e Banche Centrali si sono alleati con una
comunanza di interessi per continuare a sostenere i mercati
finanziari ed azionari – sulla base dell'esperienza degli anni
scorsi fatichiamo quindi ad immaginarci uno scenario nel quale forze
opposte siano in grado di provocare un ribasso. Tutto parla in favore
di una stabilità ad alto livello. Gli investitori pagano però ora
l'S&P500 3300 punti scontando già tutti questi fattori positivi.
Non vediamo nessuna ragione possibile ed immaginabile per un
ulteriore apprezzamento se non una inspiegabile ed irrazionale
isteria di massa e quindi prevediamo
che l'S&P500 chiuda il 2020 a 3200 punti.
L'S&P500 a fine 2019 era a 3230 punti – ci aspettiamo quindi un
anno neutro.
Questa previsione corrisponde anche all'andamento
abituale del mercato nell'anno di elezioni. L'analisi ciclica prevede
un 2020 praticamente in pari. A gennaio deve ancora esserci una fase
di rialzo. Poi deve verificarsi una sostanziale correzione
(-10%/-12%) fino a fine febbraio che dovrebbe sfociare nel minimo
annuale. Da qui dovrebbero esserci mercati volatili fino a luglio con
un forte rimbalzo (+6%/+8%) a marzo-aprile seguito da due test del
minimo annuale a giugno e luglio. Da luglio la borsa dovrebbe
recuperare e tendenzialmente salire fino a fine anno con obiettivo a
3200 punti di S&P500. Solo ad ottobre ci dovrebbe essere un vuoto
d'aria. La prevista rielezione di Donald Trump non dovrebbe
entusiasmare i mercati ma neanche provocare sostanziali vendite (metà
novembre fino a metà dicembre flat o in leggero calo).
Lo
sviluppo che abbiamo descritto corrisponde ad una simulazione
matematica fatta usando i dati del passato e dando particolare peso
agli anni di elezioni presidenziali e a quelli a numero pieno
(2000-2010-2020) che stranamente hanno caratteristiche particolari.
Tempi ed ampiezza delle oscillazioni possono variare notevolmente
rispetto a questo modello. È già evidente che la correzione di
gennaio partirà in ritardo rispetto alla tabella di marcia.
Cosa
faranno le borse europee?
L'Eurostoxx50 a fine dicembre (3748
punti) aveva un P/E di 18.9 con un reddito da dividendo di 4.3%.
L'Europa è meno cara e offre dividendi interessanti specialmente se
paragonati all'America o al reddito delle obbligazioni. La politica
monetaria della BCE resta decisamente espansiva e la moneta è
stabile. Non si intravvedono all'orizzonte focolai di crisi – fino
a quando la BCE è disposta a rifinanziare i debiti pubblici e i
tassi d'interesse restano bassi è poco probabile che l'alto
indebitamento di Paesi come la Grecia, l'Italia o Portogallo (per
citare i 3 con il più alto rapporto debito / PIL) sfoci in una
crisi.
Crediamo
quindi che le borse europee si comporteranno in generale come quella
americana. Sarà un anno di transizione con performance vicine allo
0%.
Vediamo
delle possibilità solo nel settore bancario (SX7E, 2019 +11.47%) che
nel 2019 ha sottoperformato e che viene ancora visto da molti
investitori con scetticismo. Se i tassi d'interesse nell'area EUR
saliranno, anche di poco, è probabile che le azioni delle banche
possano riservare sorprese positive.
Commento:
Non abbiamo previsto la pandemia – nessuno lo ha fatto. Su un punto
abbiamo avuto ragione – Governi e Banche Centrali hanno fatto di
tutto per sostenere l'economia ed i mercati finanziari. Grazie alla
coordinazione tra una politica monetaria estremamente espansiva (QE)
e un aumento della spesa pubblica con aiuti fiscali, ammortizzatori
sociali, prestiti a società in difficoltà e sussidi a imprese e
privati la recessione é stata rapidamente superata e il crash delle
borse si é rivelato un episodio di breve durata e senza gravi
conseguenze. Avevamo previsto per il 2020 borse in pari – c'é
invece stato un incredibile e sostanziale rialzo. Noi a marzo avevamo
previsto correttamente il minimo e il successivo rimbalzo. Non ci
eravamo però immaginati che il rimbalzo sarebbe sfociato in un altro
anno con performance decisamente positive per le azioni. La
recessione e il calo dei tassi d'interesse ci hanno fatto sbagliare
completamente le stime riguardanti il settore bancario.
Questa
era la previsione riguardante i Tassi
d'interesse
Crediamo
che ormai nessuno osi più parlare di inflazione – è evidente che
il problema è la deflazione e che le Banche Centrali continueranno
nel prossimo futuro e seguire una politica monetaria espansiva.
Soprattutto perché temono un rallentamento della crescita economica
che possa far scoppiare la crisi dell'indebitamento. Siamo convinti
che nel 2020 le Banche Centrali continueranno a rifornire i mercati
finanziari di ampia liquidità e che i tassi d'interesse resteranno
bassi.
Il
reddito dell'US Treasury Bond decennale a fine 2019 era al 1.92%.
Crediamo che nel 2020 si muoverà tra il 1.5% ed il 2%.
Questo significa che probabilmente il total return di questo
investimento sicuro e difensivo dovrebbe essere positivo. A fine anno
il reddito dovrebbe situarsi nella parte inferiore del range.
A
novembre Christine Lagarde ha preso il posto di Mario Draghi alla
testa della BCE. Sembra una soluzione di continuità. Non pensiamo
però che la BCE possa spingere i tassi d'interesse di riferimento
sotto il livello attuale anche perché molti Paesi del Nord
dell'Europa sono contrari.
Pensiamo
quindi che il reddito del Bund tedesco decennale (-0.188% a fine
2019) possa salire in pari o addirittura di poco in positivo.
Non c'è nulla di particolare – questo sarebbe solamente un lieve
movimento in direzione della normalità considerando che i tassi
d'interesse di riferimento sono sullo 0%.
Il future sul Bund (che
è inversamente correlato al reddito) ha toccato un massimo storico
ad agosto 2019. Da allora scende costantemente e a dicembre c'è
stato un segnale di vendita di lungo periodo. L'analisi tecnica di
conseguenza favorisce un moderato rialzo dei tassi d'interesse
sull'EUR. Questo dovrebbe anche aiutare l'EUR stesso.
Commento:
La crisi economica e la recessione provocati dal Covid 19 hanno
obbligato le Banche Centrali a premere ulteriormente
sull'acceleratore. Sono state immesse quantità enormi di liquidità
sui mercati finanziari che hanno abbassato ulteriormente i tassi
d'interesse a corto termine. Con un ampliamento dei programmi di
Quantative Easing anche i tassi d'interesse a medio e lungo termine
sono diminuiti. La BCE ha ridotto anche gli spreads sui titoli di
Stato eliminando il rischio legato alla qualità del debitore. In
pratica anche Paesi europei fortemente indebitati possono finanziare
il loro debito pubblico a tassi d'interesse molto bassi vicini a
quelli della Germania (Bund) che servono come mercato di riferimento.
In effetti la BCE non persegue una politica congiunturale e di
stabilità dei prezzi come da statuti ma si preoccupa che i deficit
dei Paesi dell'UE possano essere rifinanziati senza che si verifichi
una crisi e un collasso come nel caso della Grecia. Vedremo fino a
quando i mercati finanziari accetteranno questa finzione.
Per il
2020 ci aspettavamo un leggero aumento dei tassi d'interesse –
invece la pandemia ha avuto la logica conseguenza che i tassi
d'interesse sono scesi. Il total return (performance + reddito) di un
investimento in obbligazioni é stato positivo e decisamente
interessante.
Questa era la previsione riguardante le
Divise
Per
fine 2020 prevediamo un cambio EUR/USD sugli 1.18.
Crediamo che una riduzione del differenziale dei tassi d'interesse
dovrebbe favorire la moneta europea. Riteniamo possibile che gli
americani, per sostenere la crescita economica e favorire le
esportazioni, proveranno ad indebolire l'USD – almeno la retorica
degli ultimi mesi sembra sostenere questa ipotesi.
Da anni gli
Stati Uniti hanno un forte deficit della bilancia commerciale e della
bilancia dei pagamenti – il debito pubblico aumenta a dismisura
anche perché Donald Trump non ha la spesa pubblica sotto controllo.
Normalmente questa combinazione di fattori deve provocare sul lungo
termine una svalutazione della moneta. Il cambio EUR/USD a febbraio
2018 era a 1.25 – è seguito un lungo ribasso fino a settembre 2019
(minimo a 1.0880). Da circa un anno il ritmo del ribasso è in calo e
il cambio sembra aver formato base intorno agli 1.10. Il grafico è
costruttivo e per fine 2019 il cambio è risalito a 1.1215. Si sta
delineando un'inversione di tendenza con la MM a 50 giorni in timida
ascesa che si avvicina dal basso e quella a 200 ancora in calo.
Attenzione a quelle che sono le possibile conseguenze di un
rafforzamento, anche modesto, dell'EUR. Significa che investimenti in
valuta straniera perderanno di valore se non vengono effettuate delle
assicurazioni sui cambi. Chi ha come moneta di riferimento l'EUR
dovrebbe nel 2020 investire maggiormente e con un peso preponderante
in questa moneta.
Commento:
Previsione
giusta anche se in parte fortunata. I tassi d'interesse non sono
saliti ma scesi – il differenziale dei tassi d'interesse si é però
in effetti mosso in favore dell'EUR. Molti analisti all'inizio del
2020 si aspettavano che il cambio scendesse sulla parità. Grazie
all'analisi tecnica abbiamo giustamente visto che si stava preparando
un'inversione di tendenza. Prevedere l'ampiezza del movimento é
praticamente impossibile – quanto un trend inizia é difficile
stimarne la forza e l'estensione. I cambi calcolati sulla base di
formule economiche come la parità del potere d'acquisto sono sempre
sbagliati visto che mai il cambio si stabilizza su questo valore
teorico.
Questa era la previsione riguardante l'Oro
Riteniamo
che anche nel 2020 il prezzo dell'oro (1517 USD/oncia) debba salite.
È difficile fissare un target. L'oro ha toccato un massimo storico a
settembre del 2011 a 1921 USD. Nei successivi periodi di crisi il
prezzo dell'oro non ha più avvicinato questi livelli poiché gli
investitori, che avevano bisogno liquidità, lo hanno venduto. Pur
essendo positivi sull'oro non gli attribuiamo molto potenziale di
rialzo. Pensiamo
che il prezzo a fine 2020 si situerà tra i 1600 ed i 1750 USD/oncia.
Fino a 1790 USD ci sono massicce resistenze difficilmente superabili.
Non vediamo ragioni particolari per un nuovo massimo storico dell'oro
quest'anno.
Consigliamo caldamente di tenere una posizione di
questo bene solido e difensivo nel portafoglio.
Commento:
Il
consiglio di tenere assolutamente dell'oro nel portafoglio é
rivelato azzeccato. Nella crisi gli investitori hanno nuovamente
comperato beni rifugio. La politica monetaria ultra espansiva delle
banche Centrali insieme all'aumento esponenziale dei debiti pubblici
fa temere agli investitori una disgregazione del valore delle monete.
Come alternativa alla liquidità si comprano beni reali come l'oro
che nel 2020 ha toccato un nuovo record storico a 2075 USD/oncia.
Secondo l'analisi tecnica l'oro si trova in un bull market di
lungo periodo.
Seguivano queste considerazioni
finali
Riassumendo
il 2020 dovrebbe essere un anno volatile – difficilmente si
potranno ripetere le ottime performances delle borse del 2019. Non
siamo negativi poiché non abbiamo più validi motivi per esserlo. I
politici e le Banche Centrali sembrano avere la situazione sotto
controllo. Malgrado i nostri timori l'indebitamento e il più grande
esperimento monetario della storia non provocano un crollo dei
sistemi finanziari. Non sappiamo perché ma ne prendiamo nota.
Molte
forze spingono la liquidità verso un investimento in azioni. Le
obbligazioni rendono troppo poco e molti investitori a queste
condizioni sono obbligati a comperare azioni.
Comperano gli
investitori privati di ogni età perché partono dal principio che il
capitale deve rendere e non possono permettersi di lasciare dormire i
soldi in un conto corrente vedendoli diminuire a causa di tassi
d'interessi negativi o delle spese bancarie o della (poca)
inflazione.
Comprano le casse pensioni che hanno obiettivi di
rendimento del capitale del 2.5% (tasso d'interesse tecnico in
Svizzera) fino all'8% (sistemi previdenziali americani) e quindi
matematicamente per raggiungerli devono possedere azioni.
Comperano
le Banche Centrali come la Banca Nazionale Svizzera o la Bank of
Japan. La prima perché per evitare un eccessiva rivalutazione del
CHF ha accumulato 800 Mia di CHF in divise estere che per
diversificazione devono essere investite in parte in azioni (ca. 20%
= ca. 160 Mia di CHF). La seconda perché per evitare il tracollo
della borsa, delle finanze pubbliche e dello YEN ha deciso di
comperare qualsiasi cosa.
Da ultimo comprano le società stesse
(shares buy back) poiché con gli utili accumulati in bilancio non
trovano validi investimenti. Comprano allora le azioni proprie per
aumentare artificialmente il guadagno per azione e per far salire
l'azione in borsa rendendo felici managers e azionisti.
Insomma
– la più grande bolla speculativa della storia può continuare a
gonfiarsi. Al momento non appare nulla all'orizzonte in grado di
farla scoppiare. L'anno scorso però le borse hanno corso troppo. Ci
aspetta un anno volatile e incerto con poco o nessun potenziale di
guadagno.
Commento:
C'é bisogno un commento? Questo riassunto spiega con attualità e
lucidità il rialzo delle borse. È la corretta descrizione delle
forze che hanno spinto l'S&P500 ha chiudere il 2020 su un nuovo
massimo storico. Questa favola può continuare all'infinito? È
possibile ma é poco probabile.
Previsioni
2021
Le
economia mondiali sono vicine ad un momento decisivo. Tutti si
rendono conto che non si può continuare a fare debiti pensando che
presto o tardi non ci siano delle conseguenze negative. Non si può
vivere su un benessere creato dal nulla. Che senso ha pagare le
imposte quando si vede che lo Stato può spendere all'infinito soldi
che prende in prestito dalla Banca Centrale la quale semplicemente li
stampa?
Come può interrompersi questo moto apparentemente
virtuoso e perpetuo?
I debiti possono essere cancellati ma non
bisogna dimenticare che ad un debitore corrisponde un creditore. La
conseguenza sarebbe la traumatica e improvvisa sparizione di una
incredibile massa di ricchezza finanziaria. Verrebbero duramente
puniti i risparmiatori e in generale chi ha un credito. Verrebbero
distrutti i sistemi pensionistici. Ci sarebbe una depressione
mondiale.
Le Banche Centrali si sono buttate in un vicolo cieco ma
i responsabili non sono dei pazzi. Hanno un piano per tentare di
risolvere il problema. Devono creare inflazione e contemporaneamente
tenere i tassi d'interesse vicini allo 0% per impedire un collasso
delle finanze statali. Con tassi reali negativi per un lungo periodo
di tempo tentano di riassorbire lentamente il debito. Il problema é
che in questa miniera tengono in piedi strutture destinate da tempo a
fallire e obbligano l'economia a crescere a ritmi moderati e al di
sotto del loro potenziale. Il Giappone serve purtroppo da esempio.
Il
sentiero sul quale ci muoviamo é stretto, in salita e lungo una
cresta – é possibile che questo esercizio di equilibrismo continui
ancora per anni e che ogni incidente possa essere superato con i
soliti sistemi. Ad un certo momento succederà qualcosa di inatteso
che farà tracollare il sistema finanziario come lo conosciamo
finora. Il problema é che nessuno sa quando questo potrebbe
accadere. Più i debiti aumentano e il valore delle azioni si stacca
dalla realtà e più la correzione di questi eccessi sarà dolorosa.
Ovviamente a questo punto bisogna domandarsi se ha senso e
vale la pena fare ancora delle previsioni per i mercati finanziari
nel 2021. Siamo nelle mani dei governi dei Paesi con le più
importanti economie mondiali e delle relative Banche Centrali. Questi
tenteranno con tutte le loro forze e gli imponenti mezzi che hanno a
disposizione di:
- Impedire una recessione
- Evitare il
fallimento di Paesi o strutture troppo grandi e in grado di mettere
in pericolo il sistema finanziario mondiale
- Combattere un
crollo delle borse – non possono impedire dei mini crash poiché i
loro tempi di reazione sono più lunghi di quelli delle istituzioni e
persone che operano in borsa.
A questo scopo sono obbligati a
tenere i tassi d'interesse vicini allo 0% o più in basso. Per il
momento i debiti pubblici e la somma di bilancio delle Banche
Centrali continueranno ad aumentare. I politici non hanno il minimo
interesse a contenere la spesa pubblica specialmente adesso che si
sono resi conto che possono farlo senza apparenti conseguenze.
Mai
però nella storia c'é stato un tale aumento di debiti e di massa
monetaria senza che ci siano state delle massicce conseguenze
negative. Finora l'inflazione é stata evitata unicamente dalla
diminuzione della velocità di circolazione della moneta.
Concretamente la liquidità creata dalla Banche Centrali non é
circolata ma si é fermata nel sistema bancario, nei bilanci delle
grandi imprese e tra i risparmi della popolazione attualmente
pensionata. Ogni trend é destinato a finire – quando questa
liquidità comincerà a circolare l'inflazione potrebbe diventare un
problema incontrollabile. Il primo passo lo hanno fatto nel 2020 gli
Stati che hanno versato soldi direttamente ad imprese e cittadini per
compensare le perdite causate dalla pandemia.
Distruggere le
obbligazioni detenute dalle Banche Centrali e fare così sparire il
debito pubblico, come propone la MMT (Modern Monetary Theory),
provocherebbe unicamente una caduta di fiducia e di valore delle
monete fiat e una mostruosa inflazione. Di moderno questa teoria ha
ben poco visto che nella storia di esempi di Stati che hanno
finanziato i deficit con promesse mai mantenute stampando carta
straccia ce ne sono tanti. La domanda é solo quanto dura la pazienza
e la fiducia dei creditori prima che prendano il forcone e cerchino
di riavere quanto é dovuto. I titoli di Stato sono dappertutto e non
solo nei bilanci delle Banche Centrali – guai se sorgesse il dubbio
che non valgono niente.
Borse
Vogliamo
lo stesso dare un'idea di quanto vale la borsa? A questo riguardo
abbiamo alcune cifre - le stime degli analisti per gli utili delle
società dell'S&P500 sono a 170 USD per il 2021 e a 200 USD per
il 2022. Se capitalizziamo questi utili con un P/E di 20,
storicamente uno dei livelli più alti mai raggiunti dal mercato,
significa che l'S&P50 vale 3400 punti e potrebbe salire nel 2022
a 4000 punti. Se i tassi d'interesse nominali e reali scendessero
ulteriormente ci sarebbero ancora più investitori disposti a pagare
un P/E superiore. Con questo gioco matematico si può prevedere che
per fine anno l'S&P500 può valere sui 3800-4000 punti. Questo
corrisponde a quanto si aspettano come al solito le maggiori società
d'investimento di Wall Street – da un mercato in pari fino ad un
guadagno di circa il +6%.
Esistono due correnti di pensiero –
una classica basata sui fondamentali alla quale noi ci sentiamo
maggiormente legati e una progressista rappresentata dai molti
giovani che non hanno mai vissuto un bear market.
Per i primi la
borsa é oscenamente cara, pericolosa, instabile e vicina al
collasso. Jeremy Grantham di GMO afferma che un crollo della borsa é
solo una questione di mesi. John Hussmann ha calcolato che sulla base
dei valori attuali nei prossimi 10 anni la performance dell'S&P500
dovrebbe essere negativa.
I secondi hanno visto da decenni che la
borsa sale continuamente – qualsiasi forte correzione é sempre
stata un'occasione d'acquisto. Ritengono che gli Stati e le Banche
Centrali controllano la situazione e non lasceranno mai cadere la
borsa. Parlano di nuovi paradigmi e tecnologie distruttive –
giustificano gli alti P/E con i tassi d'interesse molto bassi. Finora
hanno avuto ragione ed é possibile che anche nel 2022 la spuntino.
Dobbiamo piegarci al consenso e alla logica e prevedere anche noi un
anno di borsa moderatamente positivo. Al momento non esistono
alternative all'investimento in azioni.
Attenzione però che
presto o tardi saranno i classicisti ad aver ragione. Il 2021 é un
anno con forti rischi e bisogna tenere gli occhi aperti – un'altra
crisi come quella provocata dal Covid 19 non potrà più essere
gestita e assorbita con i metodi attuali e potrebbe provocare una
catastrofe finanziaria. Consigliamo a tutti di avere un piano di
salvataggio in caso di crash.
Speriamo solo di essere in grado di
notare le abituali scosse telluriche che precedono il terremoto vero
e proprio.
Pensiamo che le borse europee si limiteranno a seguire
la borsa americana. In Europa i P/E sono inferiori e i redditi da
dividendo sono superiori all'America. Purtroppo anche le prospettive
di crescita economica e degli utili sono minori e quindi non pensiamo
che le borse europee possano di base comportarsi meglio della borsa
americana. L'unica differenza la può fare il cambio EUR/USD. Abbiamo
notato che le variazioni sul cambio hanno tendenza a compensare parte
delle differenze di performance. Poiché riteniamo che il cambio
EUR/USD debba scendere a 1.18 é possibile che le borse europee nel
2021 si comportino meglio dell'S&P500 americano.
Tassi
d'interesse
Siamo
convinti che i tassi d'interesse nominali su USD e EUR resteranno
bassi e vicini allo 0%. La curva dei tassi resterà piatta. Un
investimento in USD renderà di più che uno in EUR. I tassi
d'interesse in EUR potranno essere negativi – quelli sull'USD no
per una scelta dichiarata della FED. Gli spread sui titoli di Stato
europei resteranno bassi.
Il mercato del reddito fisso viene
controllato su tutta la curva dalle Banche Centrali che non hanno il
minimo interesse a cambiare qualcosa. Questo significa che un
investimento in obbligazioni nel 2021 non renderà praticamente nulla
– può solo servire come alternativa alla liquidità sui CC che
rischia di essere colpita dai tassi d'interesse negativi.
A
qualsiasi crisi le Banche Centrali reagiranno con miglioramento delle
condizioni monetarie – se possibile abbasseranno ulteriormente i
tassi d'interesse ma bisogna rendersi conto che il margine di manovra
é praticamente nullo.
Divise
Il
cambio EUR/USD ha terminato il 2021 a 1.2215. La situazione é
l'opposto di un anno fa. Ora tutti sono negativi sull'USD, si
aspettano un ulteriore deprezzamento della moneta americana, la
maggior parte dei traders é short.
Crediamo che questo eccesso
di pessimismo debba essere corretto. L'analisi tecnica ci mostra che
l'USD Index sta facendo base e sta preparando un rialzo dell'USD. Di
conseguenza dopo un anno di apprezzamento dell'EUR ci aspettiamo un
movimento nella direzione opposta. Pensiamo che il cambio EUR/USD per
fine 2021 debba essere sugli 1.18.
Oro
L'oro
é in un rialzo di lungo termine – é in un bull market secolare.
Non abbiamo un'idea precisa di come potrebbe muoversi durante il
2021. Dopo il massimo storico di agosto 2020 a 2075 USD l'oro ha
semplicemente consolidato sui 1850-1950 USD. Crediamo che debba
esserci ancora una spinta di rialzo di circa 300 USD che dovrebbe far
salire l'oro su un nuovo massimo storico sui 2200 USD/oncia. Pensiamo
che l'oro deve appartenere a qualsiasi portafoglio come bene rifugio
e difensivo. Si apprezzerà nel tempo – dovrebbe comportarsi bene
in caso di inflazione. Non apparteniamo però a quel gruppo di
investitori che prevede un crollo dei sistemi finanziari mondiali e
punta tutto sull'oro come solo veicolo d'investimento in grado di
salvare i risparmi dalla distruzione.
Riassumendo il 2021 é
nelle mani degli Stati e della Banche Centrali. Queste istituzioni
stanno agendo per sostenere un moderato rialzo delle borse – in
caso normale dovrebbero riuscirci.
Ogni anno però succede
qualcosa in grado di cambiare questa situazione di instabile
equilibrio e creare dei rischi per l'economia ed i mercati
finanziari. Bisogna quindi navigare a vista ed essere pronti a
qualsiasi eventualità. Abbiamo sviluppato diversi scenari e sappiamo
come dovrebbero reagire i mercati alle possibili minacce e
contromisure delle autorità politiche e monetarie.
Speriamo bene
poiché dei mercati azionari oscenamente cari possono solo salire
poco o crollare.
Michele Bernasconi Hausen am
Albis, 8 gennaio 2021
Prospettive 2020.pdf Size : 533.005 Kb Type : pdf |
|
Prospettive 2019.pdf Size : 1526.612 Kb Type : pdf |
|
Prospettive 2018.pdf Size : 209.984 Kb Type : pdf |
|
Prospettive 2017.pdf Size : 843.492 Kb Type : pdf |
|
Prospettive 2016.pdf Size : 615.504 Kb Type : pdf |
|
Prospettive 2015.pdf Size : 1006.388 Kb Type : pdf |
|
Prospettive 2014.pdf Size : 925.069 Kb Type : pdf |
|
Prospettive 2013.pdf Size : 643.153 Kb Type : pdf |
|
Prospettive 2012.pdf Size : 219.874 Kb Type : pdf |
|
Prospettive 2011.pdf Size : 117.481 Kb Type : pdf |
|